Russia: liberate le Pussy Riot! Il 30 luglio, è iniziato il processo alle tre componenti del gruppo punk femminista Pussy Riot presso il tribunale distrettuale Khamovnicheskii di Mosca. All’udienza preliminare del 20 luglio, il tribunale ha prolungato di sei mesi la detenzione delle tre ragazze. Gli avvocati hanno presentato un appello.
Maria Alekhina, Ekaterina Samusevich e Nadezhda Tolokonnikova, tre componenti del gruppo punk russo Pussy Riot, sono sotto processo a Mosca per il reato di “vandalismo per motivi di odio religioso” e rischiano fino a sette anni di carcere per aver cantato un brano di protesta, a febbraio, nella principale chiesa ortodossa della capitale della Federazione russa.
Il 21 febbraio, all’interno della Cattedrale del Cristo Redentore di Mosca, col volto coperto da passamontagna, le Pussy Riot avevano cantato il brano “Vergine Maria liberaci da Putin”. Il testo criticava il sostegno dato da alcuni esponenti della Chiesa ortodossa al primo ministro Vladimir Putin e invitava la Vergine Maria a diventare femminista e a cacciare il leader russo.
Gli avvocati di Nadezhda Tolokonnikova, Maria Alekhina e Ekaterina Samutsevich hanno presentato diversi ricorsi contro la detenzione delle tre ragazze, ma sono stati respinti. Il 9 luglio, il tribunale municipale di Mosca ha accolto l’argomentazione dell’accusa secondo la quale il crimine era grave e le potevano scappare. Il tribunale non ha tenuto conto del fatto che oltre 50 personalità del mondo della cultura e uomini d’affari in Russia avevano accettato di garantire per la loro cauzione.
L’ufficio del procuratore ha firmato un atto d’accusa e ha trasmesso il caso al tribunale l’11 luglio, dopo aver ricevuto la documentazione degli investigatori. Il 4 luglio, il tribunale distrettuale di Taganskii ha accettato la richiesta degli inquirenti di limitare al 9 luglio il termine ultimo entro il quale le tre donne e i loro difensori avrebbero potuto familiarizzare col fascicolo e preparare la difesa. Il giudice non ha preso in considerazione le obiezioni degli avvocati che hanno considerato insufficiente il tempo a disposizione per preparare una difesa approfondita. Gli avvocati e le imputate hanno avuto a disposizione il fascicolo di circa 3000 pagine e 10 ore di registrazioni video solo per tre o quattro ore al giorno, dopo di che questi materiali venivano riportati al centro di custodia cautelare. Le imputate hanno dovuto lavorare separatamente e senza poter fare delle fotocopie.
Durante la seconda parte dell’udienza preliminare, il 23 luglio, il giudice ha concesso agli avvocati tempo fino al 27 luglio per familiarizzare con i materiali del caso e preparare la loro difesa, ma ha respinto le loro richieste di rinviare il caso per ulteriori indagini e per ascoltare testimoni, tra cui il presidente Putin e il capo della Chiesa ortodossa russa. Il tribunale ha respinto la richiesta della difesa di consultare altri esperti di psicologia e linguistica per stabilire se le azioni delle tre donne abbiano realmente incitato all’odio religioso. Due dei tre rapporti commissionati ad esperti non hanno trovato elementi a sostegno delle accuse, contrariamente al terzo.
Anche Sting, che si è esibito a fine luglio a Mosca e a San Pietroburgo, si è unito ad Amnesty International nella condanna del trattamento che le autorità russe stanno riservando alla punk band delle Pussy Riot.
Questa è la dichiarazione rilasciata da Sting:
“È sconvolgente che le musiciste della band Pussy Riot rischino fino a sette anni di carcere. Il dissenso è un diritto legittimo ed essenziale in ogni democrazia e i moderni leader politici devono accettare questo fatto con tolleranza. Mantenere un senso delle proporzioni, oltre che un senso dell’umorismo, è un segno di forza, non di debolezza. Sono sicuro che le autorità russe annulleranno del tutto queste false accuse e permetteranno a queste donne, a queste artiste, di tornare alla loro vita e ai loro figli”.
Amnesty International considera Maria Alekhina, Ekaterina Samusevich e Nadezhda Tolokonnikova prigioniere di coscienza, incarcerate solo per la pacifica espressione delle loro opinioni e chiede alle autorità russe di rilasciarle immediatamente.