18 dicembre 2007: l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha detto sì alla moratoria universale sulla pena di morte. I voti a favore sono stati 104, quelli contrari 54, le astensioni 29. Il governo italiano, che ha sostenuto con forza l’iniziativa all’Onu, era rappresentato al Palazzo di Vetro dal ministro degli Esteri e vicepremier Massimo D’Alema. Proprio D’Alema in mattinata si era detto ottimista e aveva parlato di «risoluzione di portata storica». La moratoria è stata approvata alle 11,45 ora di New York, le 17,45 in Italia, dopo le dichiarazioni di voto contrarie di Antigua e Barbuda, Barbados, Singapore e Nigeria e quella favorevole del rappresentante del Messico. Alla fine i voti a favore sono stati cinque in più rispetto a quanto pronosticabile nelle migliori previsioni. E, soprattutto, è stata superata agevolmente la soglia «psicologica» dei cento sì che dà al provvedimento maggiore forza e consistenza.
Una vittoria importantissima per noi, per tutti coloro che come noi stanno lavorando da anni perché la pena di morte sia cancellata dagli ordinamenti giuridici, ma soprattutto per le migliaia di persone che stanno attendendo il boia in uno dei tanti bracci della morte che ancora si trovano in 63 paesi, e che oggi possono sperare di poter ancora avere un futuro. Probabilmente per qualcuno questo sarà un punto di arrivo. Per noi rimane una tappa importante ma non definitiva di una battaglia che continua e che potrà dirsi conclusa solo quando si arriverà all’abolizione completa. Abolizione che oggi è più vicina e che, nell’entusiasmo di questo momento, sembra quasi a portata di mano. Ma il lavoro da fare e’ ancora molto: accanto a notizie confortanti come la recentissima abolizione in New Jersey, ve ne sono altre decisamente meno positive, come la possibile imminente esecuzione in Iran di tre minorenni all’epoca del reato, che andrebbe a seguire quella di Makwan Moloudzadeh, giustiziato il 4 dicembre scorso. E poi ci sono il Giappone, dove sono stati impiccati tre detenuti la scorsa settimana, l’Iraq, gli Stati Uniti, la Cina; c’è la Nigeria, dove proprio negli ultimi giorni sono trapelate notizie preoccupanti di esecuzioni segrete. Ma oggi siamo più forti, perché d’ora in avanti sarà più difficile per qualsiasi paese rivendicare la legittimità della pena di morte; da oggi possiamo essere ancora più fieri del ruolo che Amnesty ha avuto nella lotta a favore della sua abolizione definitiva. In attesa di quel momento, saremo lì a chiedere ai governi dei paesi mantenitori che la moratoria venga effettivamente applicata e per chiedere loro il coraggio di fare una scelta ancora più radicale. Quindi grazie a tutti i gruppi e gli attivisti che si sono spesi in questi anni, al coordinamento, che è considerato fra i più preparati e attivi del movimento, agli uffici che hanno lavorato sulla comunicazione e sulla lobby in maniera importante, visto il ruolo chiave che l’Italia ha avuto nella proposizione e nella promozione di questa iniziativa. La strada percorsa sinora e’ il frutto del lavoro di tutti noi e questa approvazione rappresenta un bel modo per terminare il 2007 ed entrare in un anno importante per i diritti umani che e’ quello del 60° anniversario della Dichiarazione. Un carissimo saluto. Paolo Pobbiati – Presidente Amnesty International |
Il 15 novembre, forte di 99 voti, la Terza Commissione dell’Assemblea Generale dell’Onu aveva approvato la risoluzione al termine di un dibattito che aveva visto schierato contro la proposta un fronte composito, che metteva insieme gli Stati Uniti e alcuni loro avversari storici come Iran, Sudan e Cina. Nelle ultime ore prima del voto definitivo quattro Paesi – Guinea Bissau, Repubblica Democratica del Congo, Kiribati e Palau – avevano sciolto la riserva decidendo di schierarsi per il sì. L’approvazione della risoluzione per la moratoria sulla pena di morte, che di fatto significa un invito alla «sospensione» di tutte le esecuzioni già programmate e il divieto di infliggerne di nuove da parte dei tribunali dà l’opportunità di aprire un dibattito «anche in vista dell’abolizione». Lo ha detto il ministro degli Esteri, Massimo D’Alema, pochi istanti dopo il sì dell’Onu alla moratoria sulla pena capitale. D’Alema ha parlato anche di «grande soddisfazione» e di «risultato al di là delle aspettative». Anche il premier Romano Prodi ha accolto con grande entusiasmo la notizia del voto favorevole dell’Assemblea: «E’ un giorno storico – ha detto – la commozione è intensa». Il capo del Governo ha sottolineato che «l’orgoglio dell’Italia è di aver promosso per prima un’iniziativa progressivamente trasformata in una grande coalizione intesa a favorire i diritti dell’uomo». In questo modo, ha sottolineato, «l’Italia ha molto contribuito alla diffusione della pace e giustizia nel mondo».