Tra le tante guerre che si combattono nel mondo con il loro carico di sofferenze e ingiustizie, molte sono provocate da controversie sull’uso l’acqua, bene insostituibile per ogni essere umano.
Il Comitato internazionale per il Contratto Mondiale sull’Acqua, ha analizzato nel 1998 i problemi e individuato delle vie d’uscita riportandoli nel Manifesto di Lisbona (Valencia) Spagna.
IL DIRITTO ALLA VITA
Su 6 miliardi di abitanti del pianeta 1,5 miliardi di persone non hanno accesso all’acqua potabile.
L’ACQUA è UN BENE COMUNE CHE APPARTIENE A TUTTI GLI ABITANTI DELLA TERRA
In quanto fonte di vita «insostituibile» per l’ecosistema a nessuno, individualmente o come gruppo, è concesso il diritto di appropriarsene a titolo di proprietà privata. L’acqua è patrimonio dell’umanità. La salute individuale e collettiva dipende da essa. L’agricoltura, l’industria e la vita domestica sono profondamente legate ad essa. Non ci può essere produzione di ricchezza senza accesso all’acqua. L’acqua non è paragonabile a nessun’altra risorsa.
IL DIRITTO ALL’ACQUA È UN DIRITTO INALIENABILE INDIVIDUALE E COLLETTIVO
Nel passato la gestione dell’acqua è stata una delle maggiori cause delle ineguaglianze sociali. La civilizzazione di oggi riconosce l’accesso all’acqua come un diritto fondamentale e inalienabile, individuale e collettivo. È compito della società garantire il diritto di accesso, secondo il doppio principio di corresponsabilità e sussidiarietà, senza discriminazioni di razza, sesso, religione, reddito o classe sociale.
L’ACQUA DEVE CONTRIBUIRE AL RAFFORZAMENTO DELLA SOLIDARIETÁ
Le risorse d’acqua sono distribuite in modo ineguale. Anche i redditi lo sono. Questo non significa che deve esserci anche ineguaglianza nell’accesso all’acqua fra le persone, le comunità e le regioni. I popoli ricchi d’acqua e ricchi economicamente non possono farne l’uso che vogliono, per derivarne il massimo profitto o piacere. Sul nostro pianeta ci sono ancora troppe guerre legate all’acqua perché molti stati continuano a usare l’acqua come strumento a supporto dei loro interessi strategici di tipo geo-economico, al fine di acquisire un potere egemonico sulla regione circostante.
L’ACCESSO ALL’ACQUA NECESSARIAMENTE AVVIENE TRAMITE PARTNERSHIP
La cittadinanza e la democrazia si basano sulla cooperazione e il rispetto reciproco. Una “partnership” pubblica/privata a livello locale/nazionale/mondiale per l’acqua è il principio ispiratore che sta dietro a tutti i progetti (esempio “il contratto di fiume”) che ha permesso la risoluzione di conflitti che in certe regioni del mondo hanno tradizionalmente avvelenato le relazioni fra paesi appartenenti allo stesso bacino idrografico.
LA RESPONSABILITÁ FINANZIARIA PER L’ACQUA DEVE ESSERE COLLETTIVA E INDIVIDUALE SECONDO I PRINCIPI DI RESPONSABILITÁ E DI UTILITÁ
Assicurare l’accesso all’acqua per i bisogni vitali e fondamentali di ogni persona e di ogni comunità umana è un obbligo per l’intera società. Questa deve assumerne i costi in vista della fornitura e della garanzia di accesso all’acqua nella quantità e nella qualità «minime indispensabili». Oltre questo minimo vitale, è corretto che i prezzi siano in funzione della quantità usata. Vi è però un limite all”uso: non può essere permesso a chi può pagare prezzi elevati il diritto a utilizzare l’acqua in quantità illimitata ed irragionevole, in danno di altre persone e dell’ecosistema.
L’ACQUA È “L’AFFARE” DEI CITTADINI
I cittadini devono essere al centro del processo decisionale. Non è l’affare delle competenze e del know-how dei tecnici,degli ingegneri, dei banchieri. Gli utenti possono e devono giocare un ruolo chiave mediante scelte e modi di vita equi e responsabili necessari per assicurare la sostenibilità ambientale, economica e sociale.
LA POLITICA DELL’ACQUA IMPLICA UN ALTO GRADO DI DEMOCRAZIA A LIVELLO LOCALE, NAZIONALE E MONDIALE
La democrazia partecipativa è inevitabile. Nuove e coerenti cornici regolative a livello internazionale e globale devono essere disegnate e attuate accrescendo la visibilità di una politica dell’acqua. I parlamenti sono il luogo e gli attori naturali a questo riguardo. Per questo motivo crediamo che sia urgente ed essenziale (ri)valorizzare le pratiche tradizionali locali di gestione dell’acqua. Un’importante eredità di conoscenze, competenze e pratiche delle comunità, molto efficienti e sostenibili, è stata dilapidata e si è persa.
IN POLESINE
Sappiamo che la pace è una conquista quotidiana per tutti, perfino per le popolazioni che hanno raggiunto alti livelli di civiltà come il Polesine. Un’errata gestione della risorsa acqua può provocare numerosi dissidi, se non gravi conflitti, anche nella nostra terra che da sempre si è dovuta misurare con la forza dirompente dell’acqua.
Al tal fine:
- Crediamo si debbano promuovere campagne d”informazione e di sensibilizzazione contro le nuove fonti di inquinamento dell’acqua nelle città e nelle campagne, dove la contaminazione del terreno, sia in superficie che in profondità, sta diventando sempre più preoccupante, seria e in alcuni casi irreversibile.
- Crediamo che l’ecosistema sia gravemente minacciato da un uso spregiudicato del territorio: sono in progetto nuove macro urbanizzazioni, nuove strade, la riconversione di una centrale elettrica a un combustibile molto inquinante, la costruzione di un maxi sgasificatore al largo della nostra costa
- Crediamo che il futuro del Polesine debba fondarsi sui “punti di forza” del nostro territorio rimasti sin’ora quasi intatti rispetto alle deturpazioni subite in altre parti del Paese: l’acqua e la terra.
- Crediamo che una corretta gestione dell’acqua sia fondamentale in particolare per promuovere l’agricoltura, oggi in crisi,ma principale risorsa economica del Polesine.
- Crediamo che i tanti corsi d’acqua e sopratutto il Delta del Po possano essere maggiormente difesi dalle aggressioni dell’uomo nonché valorizzati come nuove fonti di reddito per gli abitanti del Polesine.
Mettiamoci in marcia. Camminiamo insieme per costruire la pace.