Premio Amnesty Italia 2022
Carmen Consoli con “L’uomo nero” si aggiudica il premio Amnesty International Italia 2022 nella sezione riservata ai big della canzone italiana.
Carmen Consoli con “L’uomo nero” si aggiudica il premio Amnesty International Italia 2022 nella sezione riservata ai big della canzone italiana.
Ai Negramaro il Premio Amnesty Italia sezione Big per la miglior canzone sui diritti umani.
La premiazione durante il festival “Voci per la Libertà – Una canzone per Amnesty” in programma dal 31 luglio al 2 agosto a Rosolina Mare (Rovigo).
È “Salvagente”, il brano di Roy Paci & Aretuska con il rapper Willie Peyote, ad aggiudicarsi il Premio Amnesty International Italia, sezione Big, come miglior brano sui diritti umani del 2018. In questo caso un brano sull’integrazione.
Premio Amnesty International Italia: “L’uomo nero” di Brunori Sas miglior brano sui diritti umani del 2017, sul palco di Voci per la libertà il 22 luglio a Rosolina Mare (RO) il brano contro l’intolleranza.
“Ballata triste” di Nada è la canzone vincitrice per il 2017 del Premio Amnesty International Italia, indetto nel 2003 da Amnesty International e dall’associazione culturale Voci per la Libertà per premiare il migliore brano sui diritti umani pubblicato nel corso dell’anno precedente, in questo caso un brano sulla tragedia del femminicidio.
“Pronti a salpare” di Edoardo Bennato è il brano vincitore della XIV edizione del Premio Amnesty International Italia 2016, indetto nel 2003 da Amnesty International Italia e dall’associazione culturale Voci per la Libertà per premiare il migliore brano sui diritti umani pubblicato nel corso dell’anno precedente.
“Scendi giù” del cantautore Mannarino è il brano vincitore della tredicesima edizione del Premio Amnesty International Italia, indetto nel 2003 da Amnesty International Italia e dall’associazione culturale Voci per la Libertà per premiare il migliore brano sui diritti umani pubblicato nel corso dell’anno precedente.
La premiazione avrà luogo sul palco di Rosolina Mare (Rovigo) domenica 19 luglio, nel corso della serata finale della XVIII edizione di Voci per la Libertà – Una Canzone per Amnesty, festival che inizierà il 16 luglio e proporrà anche il concorso dedicato agli emergenti, il cui bando rimane aperto fino al 15 maggio insieme a quello per il migliore cortometraggio sui diritti umani.
Informato del premio, Alessandro Mannarino ha dichiarato:
“Sono davvero onorato che ‘Scendi giù’ abbia ricevuto questo riconoscimento. Tra le mie canzoni è una di quelle a cui tengo di più. Negli ultimi anni abbiamo assistito a molti episodi orribili di uccisioni, torture e violenze commesse da fantasmi in divisa, abbiamo ascoltato sentenze di assoluzione più violente delle botte stesse. A volte mi sono ritrovato a pensare allo Stato come a un padrone che ha paura del suo cane da guardia. Le sentenze sui fatti di Genova del 2001 e le morti di Federico Aldrovandi e Stefano Cucchi mi hanno spinto a cercare una giustizia non terrena, inutile, eterea, ma implacabile: la giustizia del pensiero, della fantasia, dell’arte.
Nella canzone il detenuto ucciso a botte dai secondini diventa un fantasma che porta avanti la sua vendetta, una vendetta naïf, una vendetta impossibile, solamente sognata. Ma per me, poterla sognare, è stato come poggiare bende intrise di unguento su ferite profonde, come dire ‘possiamo sognarlo, possiamo cantarlo, possiamo uccidervi senza torcervi un capello, con il nostro sorriso e la nostra fantasia’.
Puoi fermare un corpo, puoi smembrare un movimento, ma i pensieri volano liberi, attraversano i muri e le sbarre. Quelli, i pensieri, non li puoi carcerare, non li puoi picchiare, non li puoi uccidere”.
Antonio Marchesi, presidente di Amnesty International Italia, ha commentato:
“Il testo di ‘Scendi giù’ non può lasciare indifferenti: è un testo duro, che mostra come a volte lo Stato rinunci a proteggere le persone di cui è responsabile, che sono affidate alla sua cura, e scelga invece di proteggere chi quelle persone ha offeso nel corpo e nell’anima, nel più totale disprezzo dei valori dello stato di diritto. La speranza è che tutto questo cambi e che, in particolare – possibilmente già prima del giorno della premiazione della canzone di Alessandro Mannarino – l’Italia si sia dotata di un reato specifico di tortura, strumento essenziale a porre fine all’impunità di chi viola i diritti umani”.
Il cantautore romano con il brano “Scendi giù”, tratto dal suo terzo album “Al monte”, è stato scelto da una giuria specializzata formata da Alessandra Sacchetta (RaiNews), Alessandro Besselva Averame (Rumore), Ambrosia Jole Silvia Imbornone (L’Isola che non c’era, Mescalina), Andrea Laffranchi (Corriere della sera), Antonio Marchesi (Amnesty International Italia), Carlo Bordone (Il fatto quotidiano, Rumore), Carlo Mandelli (Ansa, Il Giorno), Carlo Massarini (Rai 5), Daniele Biacchessi (Associazione Ponti di memoria), Elisa Orlandotti (Amnesty International Italia, Voci per la Libertà), Enrico Deregibus (giornalista freelance), Fabrizio Galassi (Istituto Europeo di Design, Premio Italiano Videoclip Indipendente), Federica Palladini (elle.it), Federico Guglielmi (AudioReview, Blow Up), Francesca Cheyenne (RTL 102.5), Francesca Ulivi (Mtv News), Francesco Locane (Radio città del capo), Gabriele Guerra (Freequency), Gianluca Polverari (Radio città aperta, Rockerilla), Gianmaurizio Foderaro (Radio Rai), Gianni Rufini (Amnesty International Italia), Gianni Sibilla (Rockol), Giò Alajmo (Il Gazzettino), Giordano Sangiorgi (Meeting degli Indipendenti), Giorgio Galleano (giornalista), Giulia Caterina Trucano (Rolling Stone), Giuseppe Antonelli (Radio 3), John Vignola (Radio 1), Luca Barbieri (Corriere Veneto), Marco Cavalieri (Radio Popolare Roma, Radiorock.to), Michele Lionello (Voci per la Libertà), Monica Sargentini (Corriere della sera), Paolo De Stefani (Centro diritti umani), Renzo Stefanel (Rockit), Riccardo Noury (Amnesty International Italia), Roberta Balzotti (Rai), Savino Zaba (Rai 1, Radio 2), Simone Piloni (Radio libera tutti), Valeria Rusconi (Repubblica, Espresso) e Valerio Corzani (Radio 3).
Amnesty International Italia e Voci per la Libertà ringraziano gli altri nove candidati che hanno scelto, attraverso la loro musica, di dare voce e sostegno ai diritti umani: Canzoniere Grecanico Salentino con “Solo andata”, Cristiano De Andrè con “Invisibili”, Daniele Ronda con “La rivoluzione”, Fabi, Silvestri, Gazzè con “Life is sweet”, Frankie Hi Nrg con “Essere umani”, Gang con “Marenostro”, Le luci della centrale elettrica con “Le ragazze stanno bene”, Nada con “Sulle rive del fiume” e Susanna Parigi con “Venivamo tutte dal mare”.
Nelle scorse edizioni il premio è stato assegnato a “Il mio nemico” di Daniele Silvestri, “Pane e coraggio” di Ivano Fossati, “Ebano” dei Modena City Ramblers, “Rwanda” di Paola Turci, “Occhiali rotti” di Samuele Bersani, “Canenero” dei Subsonica, “Lettere di soldati” di Vinicio Capossela, “Mio zio” di Carmen Consoli, “Genova brucia” di Simone Cristicchi, “Non è un film” di Fiorella Mannoia e Frankie HI-NRG, “Gerardo Nuvola ‘e povere” di Enzo Avitabile e Francesco Guccini e “Atto di forza” di Francesco e Max Gazzé.
Minibio di Mannarino:
Tre album alle spalle: Bar della rabbia” (2008), “Supersantos” (2011) e “Al Monte” (2014), decine di migliaia di dischi venduti. Premio Gaber e Premio Siae come miglior artista emergente. Due partecipazioni al Concertone del Primo Maggio. In Italia concerti sempre sold out. Un tour negli Stati Uniti e in Canada (insieme a Subsonica e Negrita). Autore dell’arrangiamento della sigla di Ballarò.
“SCENDI GIÙ” – MANNARINO
dall’album “AL MONTE”
Il detenuto
è come un figlio da educare
finché abbassi per sempre gli occhi della sfida
ed un figlio
che non riconosce il padre
faremo un morto che non può riconoscere l’omicida.
Tornano a casa
i secondini piano piano
tornano a casa
dai bambini sul divano
dove saranno
i mostri della cella
sono rinchiusi in un armadio su una stampella.
Scendi giù bella scendi giù
scendi giù bella scendi giù
dammi l’ultimo bacio che non tornerò più.
Al mattino
il primo carceriere
trovò un cane randagio
davanti al suo portone
e mentre veniva sbranato dalla bestiaccia,
fu sorpreso di vedervi la mia faccia.
Nel pomeriggio il secondo picchiatore, il più rude
fu abbattuto da un uccello migratore di palude
e mentre annegava urlando dentro al fiume
mi riconobbe solamente per i segni delle botte sulle mie piume.
Scendi giù bella scendi giù
scendi giù bella scendi giù
dammi l’ultimo bacio che non tornerò più.
Scendi giù bella scendi giù
scendi giù bella scendi giù
dammi l’ultimo bacio che non tornerò più.
Alla sera
il giudice penale
andò a pulirsi il culo
in un confessionale
morì d’infarto
durante l’orazione
sentendo la mia voce che gridava l’assoluzione.
Nella notte
son venuto sotto casa
e ho gridato forte
amore mio ti chiedo scusa
ma tu non mi hai aperto
perché qualcosa è andato storto
e ho capito che non valgono niente le scuse di un morto.
Scendi giù bella scendi giù
scendi giù bella scendi giù
dammi l’ultimo bacio che non tornerò più.
Scendi giù bella scendi giù
scendi giù bella scendi giù
dammi l’ultimo bacio che non tornerò più.
“Atto di forza” di Max Gazzè vince
il Premio Amnesty International Italia 2014
“Atto di forza” di Francesco e Max Gazzè è il brano vincitore della dodicesima edizione del Premio Amnesty International Italia, indetto nel 2003 da Amnesty International Italia e dall’associazione culturale Voci per la Libertà per premiare il migliore brano sui diritti umani pubblicato nel corso dell’anno precedente.
La premiazione avrà luogo sul palco di Rosolina Mare (Rovigo) domenica 20 luglio, nel corso della serata finale della XVII edizione di Voci per la libertà – Una canzone per Amnesty, festival che inizierà il 17 luglio e proporrà anche il concorso dedicato agli emergenti, il cui bando rimane aperto fino al 10 maggio.
“Spesso capita di chiederci – racconta il Premio Amnesty International Italia 2014 Max Gazzè – come un essere umano possa arrivare a compiere gesti atroci, quali siano i guasti che mandano in blocco il cervello e perché nessuno sia ancora riuscito a trovare il sistema per fermare la follia molto prima di quando è già troppo tardi. Facile che resti un pensiero come tanti che balena e sparisce per lasciar posto a qualcosa di più urgente.
‘Atto di forza’ è uno di quei pensieri, il racconto per immagini di una di quelle follie.
Grazie al premio Amnesty International lo sguardo si sposta e indugia su temi enormi – quale, appunto, la violenza contro le donne – che vengono quasi sempre pigiati in cronaca nera solo perché sembra sia diventato normale che ogni tanto qualcuno perda il controllo. Manca il tempo di illustrare i dettagli, di realizzare che succede veramente, di spiegare che non è per niente normale”.
“‘Atto di forza’ – dichiara il presidente di Amnesty International Italia Antonio Marchesi – è un contributo importante alla conoscenza e alla sensibilizzazione su un problema gravissimo di violazione dei diritti umani in Italia: la violenza contro le donne.
Una follia, spesso una ‘lucida follia’, descritta in ‘Atto di forza’, che è resa ancora oggi possibile dall’idea, purtroppo molto diffusa, che la propria moglie o compagna sia semplicemente una cosa di cui l’uomo è proprietario, da punire quando si ribella e a maggior ragione quando si allontana.
Le istituzioni italiane si sono accorte abbastanza tardi di questo problema, dopo anni nei quali vi sono stati oltre 100 omicidi di donne per mano di uomini. Gli stati hanno la responsabilità di punire la violenza contro le donne ma soprattutto di prevenire gli ‘atti di forza’. Il brano vincitore del Premio Amnesty International Italia 2014, frutto della vena poetica e dell’impegno civile di Max Gazzé, sarà un prezioso alleato nella nostra campagna per porre fine alla violenza contro le donne”.
In seguito la giuria specializzata ha effettuato la scelta tra le proposte di Baglioni, Bubola, Cinti, Cristicchi, Ligabue, Radiodervish, Gualazzi, Zero, Stormy Six e Moni Ovadia, che ringraziamo sentitamente per le stimolanti riflessioni e le forti emozioni concentrate nelle canzoni:
Giò Alajmo (Il Gazzettino), Luca Barbieri (Corriere del Veneto), Alessandro Besselva Averame (Rumore), Francesca Cheyenne (RTL 102.5), Paolo De Stefani (Centro diritti umani dell’Università degli Studi di Padova), Enrico Deregibus (giornalista freelance), Gianmaurizio Foderaro (Radio 1), Fabrizio Galassi (Istituto Europeo di Design, Premio Italiano Videoclip Indipendente), Giorgio Galleano (Rai 3), Federico Guglielmi (AudioReview, Blow Up, fanpage.it), Michele Lionello (Voci per la Libertà), Enrico Maria Magli (Radio 1, Deejay TV), Carlo Mandelli (Ansa, Il Giorno, Leggo), Antonio Marchesi (Amnesty International), Riccardo Noury (Amnesty International), Valeria Rusconi (Repubblica, Espresso), Alessandra Sacchetta (RaiNews), Giordano Sangiorgi (Meeting degli Indipendenti), Renzo Stefanel (Rockit) e Savino Zaba (Rai 1, Radio 2).
Nelle scorse edizioni il premio era stato assegnato a “Il mio nemico” di Daniele Silvestri, “Pane e coraggio” di Ivano Fossati, “Ebano” dei Modena City Ramblers, “Rwanda” di Paola Turci, “Occhiali rotti” di Samuele Bersani, “Canenero” dei Subsonica, “Lettere di soldati” di Vinicio Capossela, “Mio zio” di Carmen Consoli, “Genova brucia” di Simone Cristicchi e “Non è un film” di Fiorella Mannoia e Frankie HI-NRG, “Gerardo Nuvola ‘e povere” di Enzo Avitabile e Francesco Guccini.
MAX GAZZÈ – ATTO DI FORZA – dall’album SOTTO CASA
Autori Francesco Gazzè, Massimiliano Gazzè
Evade il buio arcigno
come una bolla d’aria,
verde perfetto
svaria
in comignoli
dov’è pieno
di pioggia
qualche abbaglio asciutto,
e un tuono
di carta ondeggia.
Il cielo rivela filamenti
di nubi strette
e le braci violette
fosforescenti
del sole
già nato
fanno il lago lento
e sottile
un laminato
d’argento.
Evapora immerso
di nebbia
come lenzuoli,
e in mezzo
alle labbra
due fili
d’erba,
lei tira sassi
ricurva sui buchi
nell’acqua riflessi:
ci specchia i suoi pochi
vent’anni di età.
Ma
dietro il cappello
di paglia
lui calmo
ritaglia
un po’ d’ombra
e si vanta
ad un palmo
da lei per quello
che appare da tanta
bellezza
ed immonda!
Perché la ragazza
ha tradito, lasciando
in lui prati di niente
e un fuoco distante
a incendiarlo.
Pulsa l’aorta
nel collo
della ragazza nuda…
lo stallo
una volta
voluto
è carne che grida:
“Aiuto!”
Si attacca
alla panchina,
un vento di latta
la frusta sulla schiena
e aspetta
la grandine
come un ceffone…
farfuglia strambi
cadaveri di parole.
Fasci
di gelo
inchiodano gli alberi allo sfondo
e quest’ingombro
di nuvole in nero
sfoga rovesci
come minacce!
Il calo verticale
l’attraversa
appieno,
e com’è diversa
la vita reale…
i nubifragi
son miti
e fragili
stalattiti
di cielo.
“Gerardo Nuvola ‘e povere” di Enzo Avitabile e Francesco Guccini, è il brano vincitore dell’undicesima edizione del Premio Amnesty Italia, indetto nel 2003 dalla Sezione Italiana di Amnesty International e dall’Associazione culturale Voci per la Libertà per premiare il migliore brano sui diritti umani pubblicato nel corso dell’anno precedente.
Nelle scorse edizioni il premio era stato assegnato a “Il mio nemico” di Daniele Silvestri, “Pane e coraggio” di Ivano Fossati, “Ebano” dei Modena City Ramblers, “Rwanda” di Paola Turci, “Occhiali rotti” di Samuele Bersani, “Canenero” dei Subsonica, “Lettere di soldati” di Vinicio Capossela, “Mio zio” di Carmen Consoli, “Genova brucia” di Simone Cristicchi e “Non è un film” di Fiorella Mannoia e Frankie HI-NRG.
La premiazione avrà luogo sul palco di Rosolina Mare (Rovigo) domenica 21 luglio, nel corso della serata finale della XVI edizione di Voci per la Libertà – Una Canzone per Amnesty, festival che inizierà il 19 luglio.
“Ho voluto raccontare la storia di Gerardo, un ragazzo di Maddaloni, che lascia la sua terra, la sua casa, la sua famiglia per trovare inaspettatamente e prematuramente la sua fine sul lavoro. Morti bianche? Si, anche, ma è la storia di tutti i fuori di vista di ogni punto a svantaggio del mondo, che pur credendo nei sogni e nelle probabilità, devono fare i conti con i soprusi, le ingiustizie e le discriminazioni, di cui ogni giorno la storia del mondo ne é testimone da sempre. Un requiem a tutti i ‘nessuno’ che in questo loro passaggio da uomo non hanno nome e volto: nuvole di polvere” – ha dichiarato Enzo Avitabile.
“La storia l’ha ideata e proposta Enzo: è quella di un uomo del sud costretto a lasciare la propria casa per un lavoro al nord, in un mondo estraneo e lontano dalla propria terra. Io mi sono immedesimato in un conoscente del protagonista: il mio personaggio sapeva per certo che Gerardo era una brava persona e un valido lavoratore. Ho riflettuto su quali potessero essere i pensieri di colui che assiste alle difficoltà e al destino davvero duro di un altro uomo e, sentendo le sue traversie così vicina, ho scelto di interpretarli in modenese, la mia lingua” – ha aggiunto Francesco Guccini.
“In questo brano bidialettale c’è la difficoltà della migrazione, del ripartire da zero, lasciando a casa lingua, memoria, affetti, radici. Ripartire è un paradigma dell’esperienza che conduce a una esplorazione di nuovi luoghi ma anche di nuovi paesaggi interiori e non è mai indolore. Nel caso di Gerardo Nuvola di polvere, quest’esplorazione si chiude con la morte sul lavoro, di lavoro. Una fine non inconsueta, purtroppo” – ha affermato Antonio Marchesi, presidente di Amnesty International Italia.
La canzone vincitrice è stata scelta da una giuria specializzata comprendente Giò Alajmo (Il Gazzettino), Luca Barbieri (Corriere del Veneto), Alessandro Besselva Averame (Il Mucchio), Francesca Cheyenne (RTL 102.5), Gianmaurizio Foderaro (Radio 1), Giorgio Galleano (Rai 3), Federico Guglielmi (Il Mucchio, Audioreview), Michele Lionello (Voci per la Libertà), Enrico Maria Magli (Radio 1, Deejay TV), Carlo Mandelli (Ansa, Il Giorno), Riccardo Noury (Amnesty International), Andrea Riscassi (Tgr, Annaviva), Alessandra Sacchetta (RaiNews), Giordano Sangiorgi (Meeting degli Indipendenti), Renzo Stefanel (Rockit), Giulia Caterina Trucano (Rolling Stone), Christine Weise (Amnesty International) e Savino Zaba (Rai 1, Radio 2).
Gli altri artisti in concorso quest’anno erano:
Eros Ramazzotti “Io sono te” dall’album “Noi”
Litfiba “Anarcoide” dall’album “Grande nazione”
Mariella Nava “In nome di ogni donna” dall’album “Tempo mosso”
Marina Rei “Qui è dentro” dall’album “La conseguenza naturale dell’errore”
Nobraino “Il mangiabandiere” dall’album “Disco d’oro”
Paola Turci “Figlio del mondo” dall’album “Le storie degli altri”
Piotta “Metto in discussione” dall’album “Odio gli indifferenti”
Radiodervish “In fondo ai tuoi occhi” dall’album “Dal pesce alla luna”
Teatro degli Orrori feat Caparezza “Cuore d’oceano” dall’album “Il Mondo Nuovo”
“Gerardo Nuvola ‘e povere”
di Enzo Avitabile e Francesco Guccini dall’album Black tarantella
Gerardo faceva ‘o favvrecatore,
viveva a Modena ma era terrone.
A sera quann ferneva ‘e faticà
trasmetteva a Radio Popolare.
Anarchia sarà n’utopia e basta,
Proudhon, Bakunin e Malatesta,
‘o subcomandante, ‘o capitale
Marx, ‘o lavoro, ‘a giustizia sociale.
Ce stavano na vota ‘e comunisti
‘e sindacati ca facevano ‘o riesto
mo è n’alleanza a tradimento
na’ politica ca’ nun port’a niente.
Progetti ‘e miliardi inesistenti
tasse a coppa a tasse ncopp’ e spalle d”a ggente,
mistificazione e contraddizione,
l’urna pronta p”a cremazione
Ero venuto p’faticà
non ero venuto p’murì,
quattro figli, na mugliera ‘a carico
na cascia ‘e zinco p’me ne ji.
Ero venuto p’accumincià,
nun ero venuto p”e fernì
a Maddaloni in vitam aeternam
requiescat in pace amen.
Sé, me a l cgnusiva quali che vò a gìi, e a mè a m pariva ónn a pòst, buon;
a s’ciamèva, l’u m pèr, Gerardo, a cradd ch’ a l fóss un murador.
Mè a i era sol al so frutarol ma i era amigh cun cal teroun
perché a n n’era mia ‘na ligéra, ma ‘na persouna cun un gran còr
Gerardo faceva ‘o favvrecatore,
viveva a Modena ma era terrone.
A sera quann ferneva ‘e faticà
trasmetteva a Radio Popolare.
Ma senza alcuna protezione
caduto sul lavoro,
morta janca prematura,
sott’ ‘a na nuvola ‘e polver’.
Ero venuto p’faticà
non ero venuto p’murì,
quattro figli, na mugliera ‘a carico
na cascia ‘e zinco p’me ne ji.
Ero venuto p’accumincià,
nun ero venuto p”e fernì
a Maddaloni in vitam aeternam
requiescat in pace amen.
A ‘n n’è mia facil lasèr la cà per catèr che só da lavurer
lasér paes, i fióo, la muliéra, lsér dialatt, lasér la vida
e vignir fin chè fra d’la ginta estranea senza capir al lor ciacarer
Catèr lavor o catèr la mort? Totta la storia l’è bele finida
Sò venuto p’ faticà
nun so venuto p’ murì
quattro figli, na mugliera ‘a carico
na cascia ‘e zinco p’me ne ji.
So venuto p’accumincià,
nun so venuto p”e fernì
a Maddaloni in vitam aeternam
requiescat in pace amen.
A ‘n n’è mia facil lasèr la cà per catèr che só da lavurer
lasér paes, i fióo, la muliéra, lsér dialatt, lasér la vida
e vignir fin chè fra d’la ginta estranea senza capir al lor ciacarer
Catèr lavor o catèr la mort? Totta la storia l’è bele finida
Versione italiana dal libretto del disco
GERARDO NUVOLA DI POLVERE
Gerardo faceva il muratore
viveva a Modena ma era terrone
La sera quando finiva di lavorare
trasmetteva a Radio Popolare.
Anarchia sarà solo un’utopia
Proudhon, Bakunin e Malatesta,
il subcomandante, il capitale,
Marx, il lavoro, la giustizia sociale.
C’erano una volta i comunisti,
e i sindacati facevano il resto;
oggi è un’alleanza a tradimento
una politica che non porta a niente
Progetti di miliardi inesistenti
tasse sopra a tasse sulle spalle della povera gente
mistificazione e contraddizione
l’urna pronta per la cremazione
Ero venuto per lavorare
non ero venuto per morire,
quattro figli e una moglie a carico
una cassa di zinco per ritornare.
Ero venuto per iniziare
non ero venuto per finire
a Maddaloni in vitam aeternam
requiescat in pace amen.
Sì, lo conoscevo, quello che voi dite e mi sembrava uno a posto, buono,
si chiamava, mi sembra, Gerardo. Credo che fosse un muratore.
Io ero solo il suo fruttivendolo, ma ero amico con quel terrone
perché non era un poco di buono, ma una persona con un gran cuore.
Gerardo faceva il muratore
viveva a Modena ma era terrone
La sera quando finiva di lavorare
trasmetteva a Radio Popolare.
Ma senza alcuna protezione
caduto sul lavoro
morte bianca prematura
sotto una nuvola di polvere.
Ero venuto per lavorare
non ero venuto per morire,
quattro figli e una moglie a carico
una cassa di zinco per ritornare.
Ero venuto per iniziare
non ero venuto per finire
a Maddaloni in vitam aeternam
requiescat in pace amen.
Non è mica facile lasciare la casa per trovare quassù da lavorare
lasciare il paese, i figli, la moglie, lasciare il dialetto, lasciare la vita
e venire fino a qui fra della gente estranea senza capire il loro parlare
Trovare lavoro o trovare la morte? Tutta la storia è già finita.
Sono venuto per lavorare
non sono venuto per morire,
quattro figli e una moglie a carico
una cassa di zinco per ritornare.
Sono venuto per iniziare
non sono venuto per finire
a Maddaloni in vitam aeternam
requiescat in pace amen.
Non è mica facile lasciare la casa per trovare quassù da lavorare
lasciare il paese, i figli, la moglie, lasciare il dialetto, lasciare la vita
e venire fino a qui fra della gente estranea senza capire il loro parlare
Trovare lavoro o trovare la morte? Tutta la storia è già finita.