È uscito il secondo numero del 2017 di I AMNESTY, il trimestrale sui diritti umani di Amnesty International, scaricabile gratuitamente da questo sito http://trimestrale.amnesty.it

Il secondo numero del 2017 è dedicato al Rapporto 2016-2017: la rivista si apre infatti con un articolo del portavoce di Amnesty International Riccardo Noury, che fa una panoramica sui principali temi che emergono dalla pubblicazione. Si mette in luce l’acuirsi di atteggiamenti e politiche razziste e divisive, una retorica del “noi contro di loro” che sembra attraversare il pianeta. Il Rapporto contiene una dettagliata analisi della situazione dei diritti umani in 159 paesi e segnala che gli effetti della retorica del “noi contro loro”, che sta dominando l’agenda in Europa, negli Usa e altrove nel mondo, stanno favorendo un passo indietro nei confronti dei diritti umani e rendendo pericolosamente debole la risposta globale alle atrocità di massa. Il 2016 è stato l’anno in cui demonizzazione, odio e paura hanno raggiunto livelli che non si vedevano dagli anni Trenta dello scorso secolo. Un numero elevato di politici sta rispondendo ai legittimi timori nel campo economico e della sicurezza con una pericolosa e divisiva manipolazione delle politiche identitarie. Da Trump a Orbán, da Erdoğan a Duterte, sempre più politici che si definiscono anti-sistema stanno facendo ricorso a un linguaggio che perseguita, usa come capri espiatori e disumanizza interi gruppi di persone, considerate meno umane di altre.

All’interno del numero, trattano lo stesso tema delle politiche razziste anche Martino Mazzonis, giornalista di Left e non solo, che lo affronta in relazione alla presidenza di Trump, mentre il giornalista e scrittore Giovanni Maria Bellu, si concentra maggiormente sulla situazione in Italia.

Gli altri temi del secondo numero di I Amnesty

trimestrale 2017

Nel nuovo numero di I Amnesty si parla anche della tortura in Egitto: Aida Seif Al-Dawla, una delle fondatrici del Centro El Nadeem per la riabilitazione delle vittime della violenza e della tortura in Egitto, chiuso dalla polizia a febbraio, spiega perché il suo lavoro è ancora necessario. Le sue parole: “El Nadeem è stato fondato nel 1993 da tre psichiatre, amiche e colleghe. Tre nostri amici erano appena usciti di prigione, tutti duramente torturati. Li portammo nell’ospedale dove lavoravamo ma non vennero adeguatamente visitati né furono documentate le loro condizioni. Eravamo tre, poi quattro, attiviste, che pensavano di sapere cosa accadeva nel paese. Ci aspettavamo di affrontare casi di detenuti politici, ma da noi alla fine venivano solo normali cittadini, tutti in condizioni di emarginazione. Le persone venivano torturate per tante ragioni: per sgomberarle da un appartamento, per farle rinunciare a un pezzo di terra, nelle dispute con persone potenti che avevano amicizie nella polizia, o solo perché non avevano accettato in silenzio gli abusi verbali degli agenti che giravano di notte per la città.”

Di Egitto e tortura si parla anche in un’intervista ai genitori di Giulio Regeni, realizzata a un anno dalla sua scomparsa.

Troverete inoltre il racconto dal campo delle ricerche condotte da Amnesty International nelle Filippine, dove la “guerra alla droga” nasconde retroscena inquietanti in cui la polizia e i sicari a pagamento hanno creato un traffico intorno alle esecuzioni extragiudiziali.

Da non perdere l’intervista a Erri De Luca e un articolo pubblicato da Roberto Saviano in merito all’introduzione del reato di tortura in Italia.

E inoltre

Ancora al tema dei migranti, ma questa volta a quelli bloccati in Grecia, è dedicato il racconto di Ghias Aljund, a sua volta rifugiato siriano nel 1998 e oggi attivista impegnato in campagne e iniziative in difesa dei diritti di rifugiati e migranti.

Razaw Salihy, ricercatrice del Segretariato internazionale, ci parla della sua ultima missione nel nord dell’Iraq, dove ha rilevato le conseguenze della situazione a Mosul e la condizione delle persone in fuga dal conflitto.

Nell’ultimo numero di I AMNESTY anche un’intervista a due rappresentati delle comunità di pace in Colombia di recente in visita in Italia, i risultati della maratona di firme Write for rights, la foto vincitrice del concorso “Riscattati” e tante altre novità.

chef rubio amnesty

Da non perdere l’intervista a Chef Rubio, popolare protagonista della serie tv “Unti e bisunti” e ambasciatore di Amnesty International per la maratona di firme, che ci racconta il suo impegno per i diritti umani.

E ancora le news dal mondo, i rapporti pubblicati dall’organizzazione, le buone notizie, gli appelli, le recensioni, i video e le gallerie fotografiche.

Cos’è I Amnesty

copertina i amnesty secondo 2017Si tratta del notiziario trimestrale sui diritti umani di Amnesty International, disponibile anche nella vesione online scaricabile: un modo nuovo e pratico per essere informati sui diritti umani! All’interno tanti approfondimenti, con possibilità di accedere ad ulteriori contenuti come link, video, file audio e gallerie fotografiche; oltre all’opportunità di firmare direttamente gli appelli.

I Amnesty ospita i contributi di giornalisti, fotografi, testimonial e difensori dei diritti umani che ci offrono il loro punto di vista sui temi dei diritti umani.

Per visualizzarlo basta visitare il sito www.trimestrale.amnesty.it, dove oltre a scaricare il pdf, sono disponibili alcuni dei contenuti dell’ultimo numero pubblicato.

 

 

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L’editoriale di Antonio Marchesi

marchesi presidente amnesty italiaCara amica, caro amico,

il 22 febbraio abbiamo lanciato il Rapporto 2016-2017, sulla situazione dei diritti umani nel mondo. Anche in Italia, come in molti altri paesi, si è diffusa la retorica divisiva del “noi contro loro”, cavalcata da alcuni politici per ottenere consensi. Fra i bersagli della politica e di parte della società civile, ci sono i rifugiati e i migranti, i quali sono allo stesso tempo vittime di politiche europee e italiane che si propongono come obiettivo esclusivo quello di “contenere” gli arrivi e che, per raggiungere tale obiettivo, passano sopra i diritti delle persone. Passano sopra il diritto di accedere a una procedura equa e rigorosa di valutazione della domanda di asilo e sopra il diritto di non essere rimandati sbrigativamente verso paesi in cui sono a rischio la sicurezza e la vita stessa. Il godimento di questi diritti è compromesso da screening approssimativi e da procedure arbitrarie ma anche, sempre più, da accordi con stati terzi nalizzati a impedire che all’Europa possa anche soltanto avvicinarsi chi fugge dalla persecuzione o dalla guerra.

Di fronte a questa impostazione, noi chiediamo un deciso cambiamento di rotta. Chiediamo di mettere i diritti umani al centro delle relazioni internazionali dell’Italia, che signi ca anche, oltre a non impedire che possa ottenere protezione chi ne ha bisogno (e diritto), non autorizzare l’esportazione di armi verso paesi nei quali vengono impiegate per colpire i civili (come è invece accaduto, a ne 2016, quando sono partite dalla Sardegna 3000 bombe destinate all’Arabia Saudita, in violazione della stessa legge italiana). Oggi infatti il nostro paese, con le sue forniture di armi, contribuisce alle guerre da cui fuggono persone alle quali viene poi chiusa la porta in faccia. Noi vorremmo che si facesse il contrario.