Ha incantato il pubblico di Rosolina Mare con la sua voce calda e dolce, vincendo il Premio della Giuria Popolare con Cruel Farewell, che parla delle sensazioni, le speranze e le paure di chi attraversa il mare in cerca di una vita nuova. Avete voglia di conoscerla meglio in questa bella intervista?
Breve bio di Cloud
Claudia, in arte Cloud, è giovanissima: nata nel 1991 a Molfetta, respira subito aria di musica in casa, grazie alle esperienze e agli ascolti musicali del padre, che l’ha accompagnata anche al festival. Studia pianoforte e canto e nel corso degli anni prende parte a formazioni blues, soul, ma è iniziando a scrivere le proprie canzoni che scopre il folk e la musica d’autore come mezzo da privilegiare per esprimere al massimo se stessa, unendo la sua passione per la musica con quella per le lingue straniere. Cloud canta infatti in inglese, lingua che le permette di esprimere al meglio il ventaglio di emozioni racchiuso nei suoi testi.
Dal 2012 comincia una collaborazione intensa con Mizio Vilardi che la vede coinvolta nell’interpretazione e poi nella scrittura di brani a quattro mani prima in “Flow”, canzone che è stata recentemente inserita nella colonna sonora della fiction Rai “Tutto può succedere”, e poi in “Occhi aperti (so far, so close)”. Nel 2013 è finalista del Cagnano Music Festival, ottiene riconoscimenti come “Miglior Voce” nell’ambito della manifestazione “Molfetta Music Festival”. A gennaio 2016 calca il palco del prestigioso Teatro Petruzzelli di Bari nell’ambito del premio “Mimmo Bucci” insieme al cantautore Mizio Vilardi. Recentemente comincia una collaborazione col chitarrista Marco Pisani che ha curato l’arrangiamento della canzone in concorso a Voci per la Libertà – Una Canzone per Amnesty “Cruel farewell”. L’attitudine all’improvvisazione la sta avvicinando allo studio del canto jazz.
Cloud: l’intervista
Ti va di raccontarci come è stata l’esperienza del festival Voci per la Libertà? Perchè hai scelto di partecipare? Quali erano le tue aspettative?
Devo ammettere di aver conosciuto il festival “VxL” in modo completamente fortuito. Prima di aver trovato quel fatidico link per l’iscrizione non avevo assolutamente idea della sua esistenza. E’ seguita poi una fase di conoscenza e approfondimento attraverso il sito, ma ad essere onesta avevo già maturato in me la decisione di partecipare: sono stata guidata dall’istantanea sensazione di DOVER presentare “Cruel farewell”, allora canzone neonata, che avevo già avuto il piacere di introdurre per la presentazione di un libro su una giovane italo-marocchina che salva e continua la sua missione di salvezza di anime migranti. Sono grata di essere quasi inciampata sul vostro sito. La serendipità prima, il mio istinto poi sono stati fondamentali nella scelta dell’iscrizione. Dopo tutto ho sempre pensato che dalle vicende nelle quali si è guidati dal caso non si può che uscirne gratificati. E questa mia convinzione ha trovato riscontro in questa esperienza. Sperimentando in prima persona il far parte del festival, nonostante gli svariati chilometri di distanza dalla mia Puglia, ha raddoppiato la mia meraviglia: mi sono sentita a casa, accolta, coccolata. La serietà il duro lavoro, la professionalità con cui sono stati curati tutti i passaggi, ogni minuscolo pezzo del puzzle messo al posto giusto mi hanno lasciato positivamente sorpresa. E’ un festival questo che trasuda passione, impegno e dedizione. Anche la scelta delle band mie compagne di viaggio per tre giorni è stata a mio parere ineccepibile: ognuna di loro ha presentato in concorso canzoni la cui bellezza mi ha profondamente colpito, toccando generi tra i più disparati. Posso dire con convinzione che l’esperienza con “VxL” si è conclusa positivamente, ha arricchito il mio bagaglio emotivo superando abbondantemente qualsiasi aspettativa.
Anche tu, come Bennato vincitore del PAI, parli dei migranti nel brano presentato al concorso: come vivi questa difficile situazione? Pensi che la musica possa essere un efficace strumento per sensibilizzare sui diritti umani?
Ormai la situazione dei migranti è diventata una realtà così evidente che non posso fare a meno di includerla nel mio sguardo verso il mondo. Nel mio piccolo cerco realmente in qualsiasi modo di instaurare un contatto umano autentico con questi ragazzi e ragazze, cerco di parlare con loro all’uscita dei supermercati dove spesso la gente cerca di eludere i loro sguardi. Parlando ultimamente con Jessica, una giovane ragazza della Nigeria, ho scoperto che per lei arrivare in Italia ha rappresentato una vera e propria salvezza, nonostante tutti i problemi del caso. Scappare per lei è stato – come per tutti gli altri migranti – molto doloroso, ma l’approdo sulle nostre coste ha significato anche imparare la nostra lingua nel centro di accoglienza in cui si trova adesso, essenziale se si vuole lavorare verso il concreto abbattimento del muro di incomunicabilità che spesso ci rende sordi e non ci permette di improntare il nostro aiuto da semplici civili basandolo sull’ascolto. Credo che l’arte e la musica possano aiutare a penetrare questo muro divisorio e diventare strumento, canale idoneo a veicolare determinati messaggi e sensibilizzare ad accoglierli. Credo però che spesso bisogna predisporsi alla ricezione di certi temi. Molto spesso la resistenza opposta (anche in maniera involontaria) in questa direzione nasce dall’indifferenza, dall’anestetizzata sensibilità generale, dagli sguardi schermati dalla poca attenzione e scarsa profondità nei confronti delle cose del mondo in cui siamo immersi e che alle volte ci sommergono in maniera così devastante da passare inosservate, dalle quali prendiamo le distanze perché sembrano non coinvolgerci e non interessare le nostre vite. La musica come l’arte in genere può cercare di assottigliare questo filtro di separazione che non ci dà possibilità di vedere le sfaccettature di colore che a mio parere arricchiscono l’esistenza umana. Credo ancora nel potere che la musica può esercitare in questo senso e la partecipazione del pubblico e di chi ha organizzato questo festival e continua a farlo dopo diciannove anni ne sono l’esempio.
Cosa distingue la tua musica?
Non saprei dire esattamente cosa caratterizza la mia musica. Sicuramente la necessità di far arrivare in maniera diretta e “di pancia” il mio vivere il rapporto con la musica e il canto, da sempre viscerale. Amo la dimensione acustica, smussata ed essenziale, che mi aiuta a caricare di suggestione le liriche che canto. Ricerco questo tipo di minimalismo che semplifica e supporta la comunicazione delle parole. Scrivo prevalentemente in inglese, non per aspirazione internazionale, ma perché lo ritengo il vestito migliore su cui cucire le mie melodie. Non mi precludo però la scrittura in altre lingue come quelle che ho studiato, ossia il francese e l’albanese. Poi il ritorno alle origini linguistiche è inevitabile: ogni tanto l’italiano fa incursione prepotentemente ed in momenti come quelli riscopro la bellezza della nostra lingua.
Quali sono i tuoi progetti artistici per l’estate e il prossimo futuro?
I prossimi progetti musicali partiranno sicuramente dalla pianificazione del mio primo lavoro vero e proprio in studio. Credo che sia arrivato il momento di concretizzare e racchiudere una parte della mia esperienza musicale in un ep che però voglio curare, studiare e creare con calma perché ho la necessità che rappresenti in toto tutte le mie attitudini musicali. Per fare questo ci vorrà del tempo e non vedo l’ora di cominciare per poterlo presentare il prima possibile.
Il brano in concorso: Cruell Farewell
Cruel farewell
Truth is unveiled
Feels like this boat is splitting in two halves
I hear the echo of a crash
I wish to meet you at the harbour,
sit back on a bench
and tell you how much this hurts me
like a punch in the gut…
This hope I carry with me is growing rotten
Touch me, it will turn into gold
Folded into this human embrace
Fallen into this restless place
I’m jumping in the deep end
Taking a trip to nowhere
Can you hear me now? Just reach out!!
Hear me now! Hear my cry!
Just reach out!
Hold my breath, I am drifting away
Afloat like a bottle
Through this water path
I hear the echo of a burst
I wish to meet you where I’m safer
Meet you on mainland
I’ll tell you about my journey with sharks
My teeth clenched
This hope I carry with me is growing stronger
Touch me, I won’t be alone no more
Folded into this human embrace
Fallen into this restless place
I’m jumping in the deep end
Taking a trip to nowhere
Can you hear me now? Just reach out!
Hear me now! Hear my cry!
Just reach out!
Cruel farewell, cruel farewell…
Per approfondire
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