Finalista a “Voci Per La Libertà – Una Canzone per Amnesty” 2018 con l’inedito Libera si racconta in questa bella intervista.
BREVE BIOGRAFIA
Eleonora Betti inizia a studiare musica all’età di sei anni, suonando il pianoforte. Il percorso legato allo strumento e alla musica classica prosegue poi presso il liceo classico a indirizzo musicale di Arezzo. Contemporaneamente si dedica all’attività canora, iniziando a esibirsi in club e festival, avvicinandosi al jazz e al teatro musicale.
Trascorre a Roma gli anni universitari, laureandosi in Musicologia e Beni Musicali, prendendo parte a molti progetti artistici e iniziando il suo percorso anche come cantautrice, oltre ad avviare le prime sperimentazioni con il fado portoghese, che la portano sul palco di prestigiosi eventi.
Gli anni 2012-2013 la vedono muoversi in Europa con il progetto YOUME (Young Musicians Play Europe), per fermarsi poi a Londra, dove si esibisce come session player e vocalist per alcuni artisti indipendenti, e si dedica al suo percorso cantautorale, frequentando anche il The Institute of Contemporary Music Performance e così l’ambiente dei giovani songwriters britannici.
Come cantautrice, vince l’edizione 2014 del premio Sabina Music Summer, ed è stata l’artista più votata sul web e dalla giuria tecnica del contest PiùVolume, con il brano “Thunder”.
Ha aperto i concerti di artisti quali Ivan Segreto, Raffaella Misiti, Rita Marcotulli. Ha dato vita al progetto The Keys To Paris, attraversando la città seguendo le strade dei suoi pianoforti.
È coautrice e interprete del brano Under the blood of the Moon, per l’EP “When we dream we are all creators” del compositore Diego Buongiorno, con la partecipazione di Carolina Crescentini, Claudia Pandolfi, Dorian Wood, Little Red Lung.
È l’adattatrice del testo della sigla di “Lost and Found” per la versione italiana della serie prodotta da Netflix, e coautrice del testo del brano “A new flower”, cantato da Simona Sciacca, per la fiction Rai “Tutto può succedere”.
Come pianista e vocalist, ha recentemente suonato con Symo in apertura del concerto di Antonello Venditti al Palalottomatica, a “Edicola Fiore” di Fiorello e per “Speciale Sanremo” di Vincenzo Mollica, e fa parte del progetto Dolores Picasso.
È uscito il 16 marzo 2018 il suo album d’esordio, dal titolo “Il Divieto di Sbagliare” (RadiciMusic Records), di cui è autrice di testi, musica e arrangiamenti.
Finalista a “Voci Per La Libertà – Una Canzone per Amnesty” 2018 con l’inedito Libera.
INTERVISTA
Eleonora, come mai hai scelto di partecipare al nostro Festival? Ti va di raccontarci la tua esperienza e quali aspettative avevi?
Conoscevo Voci per la Libertà da qualche anno, e ho sempre pensato che fosse particolarmente bello che esistesse un festival dedicato a un tema così importante come quello dei diritti umani. Proporre una canzone in tale contesto era una cosa che ritenevo molto stimolante. Non avevo aspettative particolari, nel senso che quando si partecipa a un concorso per cantautori non si può mai prevedere se il proprio brano sarà ritenuto valido al punto di essere selezionato tra le tante proposte arrivate. È stata un’emozione scoprire “Libera” tra le canzoni finaliste di questa edizione.
Parlaci del brano con cui hai concorso al Festival: “Libera”. Quali esperienze o idee ti hanno portato a scriverlo?
Ho incontrato un bambino di quattro anni lo scorso inverno, al quale ho chiesto come si chiamasse. Lui molto fiero e deciso mi ha risposto: “Libero!”. Non era la prima volta che sentivo questo nome, ma in quel momento ne sono stata particolarmente colpita. La canzone è diventata un naturale sviluppo di quell’episodio, trasformandosi poi in una riflessione più ampia su come la libertà nelle sue varie espressioni, a partire da quella di poter cercare salvezza altrove, se si vive in un luogo del mondo dove si conosce troppo spesso la morte, sia spesso soffocata, impedita.
Raccontaci del periodo che hai trascorso a Londra: quali differenze hai riscontrato tra il panorama musicale londinese e quello romano?
Sicuramente a Londra c’è una grande vivacità musicale, si incontrano musicisti provenienti da tutto il mondo e l’industria discografica è solida e in continuo fermento. È un luogo dove si può ricevere molto per la propria crescita artistica. Io sono tuttavia molto legata anche a Roma, dove ho trovato negli anni collaborazioni importanti e formative. E poi scrivere e cantare in italiano mi piace moltissimo. Certamente in Italia le cose si muovono di solito più lentamente e si fa più fatica a trovare un tessuto che accolga e si occupi in modo serio e professionale dei progetti indipendenti ed emergenti, aiutandoli a crescere. Penso che su alcune cose potremmo prendere esempio da quello che succede a Londra. Noi musicisti faremmo bene da parte nostra a maturare l’idea che bisogna essere aperti, suonare insieme, conoscere, sperimentare, prendere gli uni dagli altri e non chiuderci a riccio nelle nostre strade individuali. Anche in questo Londra mi ha lasciato molto.
Hai riscontrato più o meno difficoltà a tuo parere, essendo una giovane artista donna, ad affermarti in tale panorama?
Qualche pregiudizio capita, lo percepisci negli occhi e a volte nelle parole o negli atteggiamenti di chi ti vede donna, minuta, bionda, giovane. Se succede è frustrante, però penso sempre che poi sarà la musica a parlare, a dire chi sono, a spostare l’attenzione su cose di sostanza.
Più in generale, purtroppo nella nostra società, e non solo quindi nell’ambiente musicale, gli episodi tristi per le donne sono presenti, sono reali. Parto da qui: la frase “devo avere successo a tutti i costi” non mi appartiene. Cosa vuole dire “a tutti i costi”? Ci sono cose che non hanno prezzo, come la propria persona, come la serenità. Non bisogna dimenticarlo mai. Questo pensiero, insieme all’idea che le ingiustizie non debbano essere subite, mi ha portata a trovare sempre la mia forza nell’affrontare anche situazioni spiacevoli, nel rimettere al loro posto le persone quando è stato necessario, o nell’allontanarle. Tuttavia devo dire che seppure io provi a trasformare il brutto in bello, e a convincermi che lasciare un’opportunità carica di aspetti negativi diventi non rinunciare a un’opportunità, ma regalarsi quella di non stare male, dall’altra parte è tempo che le cose cambino, che le donne non debbano ritrovarsi a gestire relazioni lavorative in cui entrino ambiguità, pressioni personali, battute fuori luogo e simili; magari ad arrivare talvolta a scegliere appunto di abbandonare una situazione professionale per evitarle. È semplicemente triste, ingiusto, stressante e limitante, e sono rimasta molto male le volte in cui mi è capitato. Detto questo, se avviene teniamo la testa alta, rispondiamo, proviamo a non destabilizzarci. Non dimentichiamo che il rispetto deve essere sempre reciproco e che non vi si può rinunciare.
Ma ci sono anche tante belle persone in questo ambiente, io sono felice di averle incontrate nel tempo.
Secondo te, la musica e l’arte in generale, possono essere un mezzo efficacie per trasmettere i valori e l’importanza dei diritti umani?
Lo possono essere sicuramente, e anzi mi auguro che gli artisti siano sempre consapevoli di quanto possa essere importante in questo senso la loro creazione. La musica e l’arte possono portare messaggi di grande valore e potenza, arrivare al cuore delle persone, raccontare il mondo.
Quali sono i prossimi progetti che hai in serbo?
Ho ricominciato a scrivere canzoni per un nuovo lavoro, avviato belle collaborazioni, uscirà tra qualche mese un disco di cui sono autrice dei testi e interprete, e sto per partire con le date invernali del nuovo tour che porterà dal vivo il mio album “Il divieto di sbagliare”. Sul mio sito potete trovare tutti gli aggiornamenti sui live, e sarò contenta se ci incontreremo in occasione di uno dei prossimi appuntamenti. Come dico sempre, è bello vedere che la propria musica viaggi online, ma non c’è emozione più grande del condividerla sul palco.
LIBERA
(brano inedito presentato in concorso)
Mi chiamo Libera
È un nome che mi piace
Lo grido forte
E a volte sai che mi si dice
Che essendo libera
Niente è come mi pare
Devo essere esempio
Di rigore
Mi chiamo Libera
E adoro camminare
Ma quando vado dove voglio
Mi si dice
Che essendo libera
Non posso esplorare
Nessun posto
Qui ferma devo stare
Libera la mente
Dalle inutili commedie
Fatte per dimenticare
Restando immobili a guardare
Libera è la mente
Di chi non si sente uguale
Al modello imposto da chi vuole un mondo
Da controllare
Mi chiamo Libera
Con certificazione
Data alla nascita
Come diritto basilare
Son libera per sempre
Non ti preoccupare
Sottoscrivo un diritto
Basilare
Mi chiamo Libera
Me lo dicevan sempre
Di stare attenta
A scriverlo correttamente
Son lettere importanti
Pericolosamente
Svelano che è una bugia
L’essere niente
Libera la mente
Dalle inutili commedie
Fatte per dimenticare
Restando immobili a guardare
Libera è la mente
Di chi non si sente uguale
Al modello imposto da chi vuole un mondo
Da controllare
A contare, a contare
Qual è il mio numero
Questo mi rimane
A contare, a contare
Qual è il mio numero
In questo mare
Libera la mente
Dalle inutili commedie
Fatte per dimenticare
Restando immobili a guardare
Libera è la mente
Di chi non si sente uguale
Al modello imposto da chi vuole un mondo
Da controllare
Da controllare
Libera è la mente
Di chi non si sente uguale
Al modello imposto da chi vuole un mondo
Da controllare
A contare, a contare
Qual è il mio numero
Questo mi rimane
A contare, a contare
Qual è il mio numero
In questo mare
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