Il rapporto annuale di Amnesty spiega la situazione dei diritti umani nel mondo. 159 paesi analizzati, il più grande lavoro di ricerca sullo stato dei diritti umani nel mondo.
Quest’anno è stato pervaso da un clima di odio e violenza, alimentato principalmente dai leader politici come Trump, Putin, Al-Sisi, Duterte, Maduro e sono di conseguenza aumentati i conflitti, soprattutto quelli per il commercio di armi. Questi conflitti vanno inevitabilmente a colpire i civili; questo è successo in Stati come lo Yemen, Sud Sudan, Iraq, Siria.
Cita Salil Shetty, il Segretario generale di Amnesty International:
“Siamo entrati nel 70° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani, eppure è fuori di dubbio che i diritti umani non possano essere dati per scontati da nessuno di noi”.
“Lo scorso anno il nostro mondo è stato immerso nelle crisi e importanti leader ci hanno proposto una visione da incubo di una società accecata da odio e paura. Ciò ha rafforzato coloro che promuovono l’intolleranza ma ha ispirato ancora più persone a chiedere un futuro di maggiore speranza”.
Il clima di odio e terrore è andato intensificandosi anche con le elezioni: le campagne di alcuni leader infatti si sono basate proprio sull’odio verso determinati gruppi etnici e parallelamente si è vista una crisi globale dei rifugiati.
I diritti umani vengono costantemente messi in pericolo anche dalle informazioni vincolate che arrivano dal Web; la libertà di informazione e di stampa vengono così a mancare nel momento in cui vengono trasmesse notizie false dal Web al fine di manipolare l’opinione pubblica.
Nel settantesimo anno dalla nascita della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, però, si sono anche intensificate le lotte pacifiche per contrastare questo clima creatosi e per cercare di riaffermare i diritti che ogni essere umano deve avere per sentirsi tale: la battaglia globale per i valori si è quindi rafforzata. Ne sono testimoni alcuni risultati raggiunti, per esempio l’entrata in vigore della legge sull’aborto in Cile oppure il matrimonio egualitario in Taiwan.
Ma sono proprio i difensori dei diritti umani, singoli o organizzazioni, che rischiano di dover affrontare delle gravi conseguenze che inevitabilmente vanno a toccare i loro diritti di esseri umani: la violenza infatti è il modo di reprimere le loro “lotte”, basti pensare la tragica morte di Liu Xiaobo (premio Nobel), morto in custodia per un cancro al fegato non curato perché il governo cinese aveva proibito che venisse sottoposto alle giuste cure.
Il problema sta proprio nel fatto che sono i Governi a “dimenticare” i diritti dei cittadini.
Il 2017 vede come protagonista l’austerità, che è diventata un vero e proprio problema globale: per ridurre il deficit pubblico, dovuto dalla crisi, la maggior parte dei governi decide fare dei tagli alle spese del governo stesso. Spesso la scelta ricade sull’aumento delle tasse per i cittadini. Aumentano quindi i beni di prima necessità, il cibo è uno di questi.
Chi ne risente sono i cittadini per l’appunto: in Spagna ci sono stati grandi tagli sul personale ospedaliero (medici, infermieri, operatori…), nell’Africa Subsahariana sono stati tagliati i sussidi per i poveri proprio quando era aumentata l’iva sui consumi così come si è visto l’aumento dell’iva quando era sceso il valore del petrolio nell’Africa del Nord e casi simili in Brasile, Asia, Pacifico, Medio Oriente.
Sono state fatte delle analisi in prospettiva del futuro per quanto riguarda l’austerità, dalle quali si è dedotto che molti cittadini perderanno il lavoro se la situazione non migliorerà e, a questo proposito, sono nate alcune proposte per arginare il problema dell’austerità e garantire i diritti dei cittadini affinché nessuno sia lasciato cadere sotto una certa soglia di sicurezza minima, fra queste c’è l’idea di istituire un salario massimo universale o il pagamento da parte dello Stato di tutti quei servizi considerati basilari.
Sono 5 le sezioni in cui si suddivide il rapporto annuale di Amnesty: Americhe, Africa, Asia e Pacifico, Europa e Asia Centrale, Medio-Oriente e Africa del Nord. Una sesta approfondisce il caso italiano.
Ogni sezione spiega, in modo più approfondito, i casi di abuso di diritti di ogni parte del mondo analizzata nella determinata sezione.
I numeri dell’ultimo rapporto annuale
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https://www.amnesty.it/rapporti-annuali/rapporto-annuale-2017-2018/