ll racconto della venticinquesima edizione di ” Voci Per la Libertà – Una canzone per Amnesty” da parte di una persona un po’ speciale, il nostro amico, giurato, volontario Marco Cavalieri di Radio Elettrica.
LUGLIO 2022
Qualche giorno prima della manifestazione, Mic Michele Lionello mi chiama e mi chiede: “A che ore arrivi?”.
Ho un po’ paura a dirgli che non solo anche stavolta sarò lì dal giovedì, ma arriverò addirittura alle 11.30… non avrò esagerato? Non rischierò di stargli tra i piedi? Non è che adesso mi risponde: “Ma non ti ci vogliono a casa tua?”.
Fortunatamente ricevo un silenzio (assenso).
L’edizione più importante dopo la prima (forse) di “Voci per la libertà”, ossia la venticinquesima, parte come meglio non potrebbe.
GIOVEDI 21
Ho il treno alle 8.05, ma già alle 7.40 sono nel cuore della Stazione Tiburtina.
Per i viaggi, soprattutto per quelli ai quali tengo, sono un po’ ansioso…
Quest’anno il “mio” Intercity 585 che Trenitalia mi aveva subaffittato dal 2012 mi attenderà invano. E non tanto per le dodici ore di rientro del 2020 (in quell’occasione un mega guasto a Firenze aveva spaccato l’Italia in due e c’era il caos ovunque) quanto per le nove dello scorso anno, ingiustificate ed ingiustificabili. Perchè vabbè che sul treno mi rilasso, mi prendo i miei tempi, leggo, scrivo, ascolto, guardo, penso… ma a tutto c’è un limite.
Sui video della stazione è un continuo alternarsi dei numeri della pandemia e di quelli della guerra. Ma, al muoversi del treno, ho la netta sensazione di lasciarmi indietro ogni bruttura, come se andassi in un posto dove tutto questo non esiste. Ovviamente non è così, Ma so che lì almeno, nella mia oasi, troverò un gruppo di persone speciali, che mi rincuoreranno con bellezza e sorrisi.
Biglietto in tasca da maggio, alla faccia del virus. Ma la vera notizia è che stavolta una freccia amaranto mi porterà a destinazione (allo stesso prezzo) in sole tre ore.
L’appuntamento è a Rovigo con Mic. Ha una diretta con Radio1: “Dopo l’intervista ti porto nella migliore gelateria della città” mi scrive. Gli Amici, quelli con la “A” maiuscola, ti conoscono davvero.
Il programma si chiama “Qui fuori”, perché si svolge all’aperto. Al microfono della collega Paola Guarnieri (che brava che sei Paola!) ci sono Mic ed un altro personaggio che pare un Rocker inglese. Avvicinandomi, sotto gli occhiali scuri riconosco l’amico Maurizio Zannato. Ci eravamo conosciuti al MEI del 2006, occasione nella quale incontrai anche Elisa Em Orlandotti, che mi ha fatto entrare in questo splendido mondo del Premio Amnesty.
Ed il cerchio è chiuso.
Finita l’intervista (dopo il pit stop per il gelato) si corre a Rosolina.
C’è da lavorare sodo per i prossimi giorni.
VENERDI 22
Si parte con la presentazione del libro di Duccio Pasqua, collega che non conoscevo. Scopro una persona estremamente gentile e piacevole, che mi regalerà gran parte del suo tempo.
Grazie Duccio.
C’è la prima serata del contest degli emergenti. Giuria a ranghi ridotti fino a domenica. Ma ci accorgiamo subito, dai primi quattro gruppi in gara
(CombLove da Ferrara con “Heavy Bracelets”, Adolfo Durante & Gabriele Morini da Mantova/Roma con “L’alieno”, Rumba de Bodas da Bologna con “Isole” ed Eliachesuona da Bologna con “Talpa dal muso stellato”), che quest’anno il livello tecnico è altissimo.
Prevedo discussioni accese e scarti ridottissimi in fase di votazione.
E così sarà.
Come headliner della serata è tornato (perché ai Festival belli si torna sempre, anche se non in gara, anche senza nulla a pretendere) il vincitore della sezione emergenti dello scorso anno: Blindur, il progetto di Massimo Blindur De Vita. Mi fa piacere vedere lui e Carla Grimaldi sul palco: questo vuol dire che sono sopravvissuti, alla fine, al sound-check delle tre e mezza, proprio nell’orario in cui Studio Aperto raccomanda di non uscire di casa…
Pria di loro la partecipazione speciale di Anna Luppi che torna sul palco principale del festival, dopo aver vinto nel 2014 il premio web, per presentare due brani come inno alla libertà delle donne.
SABATO 23
Si va in crescendo. La prima serata è stata abbastanza “easy” (se qualcosa si può definire facile in un’organizzazione del genere), ma oggi e domani non ci sarà neanche il tempo di cenare… ok, si fa per dire.
Però è vero: gli ospiti aumentano, i tempi si accorciano, bisogna ricordare questo, annunciare quello… e poi ci sono la mostra, l’aperitivo, i sound-check, chi arriva a Rovigo, chi arriva da Rovigo, i pass, i permessi auto, il flash mob, gli striscioni da issare, la lettera “Y” della parola AMNESTY da ritirare su, perché quando hai bisogno del vento per rifiatare il vento non c’è, ma quando si tratta di far cadere la “Y”, il vento arriva. E poi la prolunga che va in corto, i doppi camerini (Sanremo scànsate proprio) e i quaranta – dico quaranta – attivisti Amnesty in corso di aggiornamento.
Per fortuna c’è Martina Manfrinati.
Ad aprire la giornata l’aperitivo musico letterario con la presentazione dell’album di Stefano Corradino che ha proposto alcuni brani dal suo album composto da canzoni ispirate a diverse storie di cronaca e attualità dialogando con Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia.
Ceniamo letteralmente con l’imbuto, ma questo non ci salva dal benevolo cazziatone di Mic, che ci ricorda i tempi stretti (ma non erano le “larghe intese”?).
Quando ci sediamo, le zanzare sono già in assetto antisommossa. A Villadose e a Rosolina sono conservati, divisi per annate come i vini, campioni ematici di tutti i presenti alle serate del Festival. Così, come favoleggiato da “Jurassic Park” in tempi non sospetti, tra mille anni qualche bravo scienziato potrà far rivivere tutte le edizioni di “Voci per la libertà”. Basterà scongelare una goccia, una sola goccia del nostro sangue.
Siamo ufficialmente immortali.
La gara, come avevamo capito, si fa complicatissima per i giurati. Nella serata si esibiscono: Freakybea da Lucca con “Sono tornata”, La Scelta da Roma con “Ho guardato il cielo”, Le canzoni giuste da Pescara con “Felici e contenti” e Lorenzo Lepore da Roma con “Finalmente a casa”.
Quest’anno sarà davvero difficile decretare un vincitore.
Per la gioia di Carmen Formenton è arrivato anche Savino Zaba. Lei se l’era cavata alla meraviglia, sola soletta, venerdi sera. Ma in due, mi confida, si raddoppiano ritmo, idee e gag. Anche in Radio funziona così, lo sostengo da sempre.
Come ti capisco, Carmen.
La votazione è più complessa di quella per il Mattarella bis. Come fai ad estromettere tre gruppi su otto quando meriterebbero tutti, chi per un motivo, chi per un altro, la finale? Ci si affida ai freddi numeri. Io sto una pasqua, i “miei” sono passati tutti: CombLove, Adolfo Durante & Gabriele Morini, Rumba de Bodas, La Scelta e Lorenzo Lepore.
Finiti gli scrutini, riesco a godermi gli ultimi due pezzi della partecipazione straordinaria di Dolcenera.
Le poche cose che avevo sentito di questa artista esulavano un po’ dai miei gusti musicali e così non avevo mai approfondito. Ma appena torno in piazza vengo rapito (come tutti i numerosi spettatori presenti) dalla bravura di Emanuela che – voce e tastiera – ci regala un set da ricordare, sia sul piano tecnico sia su quello emotivo. Non finisce qui. L’artista pugliese (toscana di adozione) ha deciso di presentare in anteprima assoluta solo per noi di Voci “Calliope (pace alla luce del sole)”, un inno alla pace nel mondo e alla pace interiore che ha voluto donare ad Amnesty. Un’altra bella, bellissima sospresa.
Grazie Emanuela.
Ospiti della serata i collaudatissimi Do’Storieski, vincitori del Premio Amnesty Emergenti nel 2016.
DOMENICA 24
Come ogni anno, mi sveglio ed è già domenica.
Ne ho vissute tante di domeniche così: quella con l’artista che perde l’aereo e ci bidona, quella col vento che fa ballare la copertura del palco, quella dove non posso godermi la “mia” Nada Malanima, perché devo tornare al lavoro.
E anche quest’anno è già domenica. Devo chiedere a Piero Angela per quale fenomeno fisico nei tre giorni che precedono la domenica della manifestazione il tempo subisca questa pesante distorsione, comprimendosi pesantemente.
Vai a sapere.
La giuria, invece, si allarga. Ad ascoltare i cinque finalisti di stasera infatti si aggiungono – tra gli altri – gli amici Adila Salah ed Aldo Foschini, mentre (oltre alle defezioni già annunciate di Silva Rotelli ed Elisa Orlandotti) dovremo fare a meno anche del caro Giò Alajmo.
Fino a pranzo, la situazione è sotto controllo. Per qualcuno, anche il tempo di un rapido bagno al mare o in piscina.
La calma prima della tempesta. Metaforica, ovviamente, visto che non c’è una nuvola manco a pagarla oro. Ieri sera, fortunatamente solo dopo la manifestazione, si sono registrati due black out elettrici ed ora la paura è che possano ripetersi, magari durante la finale o nel corso dell’esibizione di Carmen Consoli.
Si parte proprio con Carmen, unica bi-vincitrice (al momento) del Premio Amnesty Italia sezione Big. La cantautrice siciliana, infatti, si era già aggiudicata nel 2010 il prestigioso riconoscimento con il brano “Mio zio”, sul tema degli abusi sui minori.
Alle 18.30 è in programma la conferenza stampa aperta al pubblico e numerosi fans sono in attesa.
Ma Carmen è già in azione.
Alle 18.00 effettua, davanti ad un fedele gruppetto di ascoltatori, il suo check. Ora, tengo a sottolineare una cosa, che ai più potrebbe sembrare di poco conto, ma che invece per me non lo è affatto. Al momento di salire sul palco e poi quando scende, Carmen ringrazia e saluta i fonici con un sorriso ed un piccolo inchino. Non so, sarà che io giudico sempre gli artisti a 360 gradi (e quindi anche come persone, oltre che dal punto di vista professionale), ma per me questi sono due punti in più.
Sempre.
A prescindere.
Giusto il tempo di asciugarsi il sudore ed è già seduta accanto a Mic, a Riccardo Noury ed al neo sindaco, per spiegare “L’uomo nero”, che potrebbe essere anche “La donna nera” visti i tempi, ci dice.
Qui un’altra cosa che mi ha colpito di questa splendida artista, sempre dal punto di vista umano. Nel presentare il suo brano, Carmen si accalora, si affanna, più volte rischia che la sua voce si rompa per l’emozione. A testimonianza, come capiscono tutti i presenti in sala, della sincerità delle sue parole e dell’onestà intellettuale con la quale è stata posta nero su bianco ogni singola parola del testo.
Già, il testo. Perchè poi è per questo che i brani vengono premiati, al di là della bellezza della Musica.
Terminata la conferenza, Carmen resta seduta a gambe incrociate sul palco a regalare selfie e firmare autografi (persino sui cartoni della pizza!).
Il mio compito, invece, è quello di “compattare” i giurati e portarli nella hall dell’Hotel Olimpia. Mic ha avuto questa brillante idea, che si rivelerà vincente, per evitarci le bibliche file degli scorsi anni ai ristoranti. Abbiamo scherzato a lungo, nel pomeriggio, sul fatto che mi sarei dovuto presentare con una maglietta con su scritto “follow me”, come negli aeroporti, ma alla fine il compito si rivela molto più semplice del previsto. I nostri giurati son tutte personcine a modo.
Così alle nove meno cinque – record assoluto! – siamo pronti per il briefing, necessario quest’anno perché si è deciso – sempre per motivi di tempo – di far eseguire agli emergenti solo il pezzo in gara, anziché i canonici due.
Parte la gara e i ragazzi sono davvero emozionati, si vede.
Ci tengono sul serio a questo riconoscimento. Lo so perché conosco loro colleghi che, a distanza di cinque-dieci anni dalla vittoria, ancora ricordano ogni singola emozione vissuta su quel palco.
La scaletta è perfetta: pezzo-stacco, pezzo-stacco, senza intoppi.
Quando ci si ritira per votare, è chiaro che il vincitore della venticinquesima edizione di “Voci per la Libertà – Una canzone per Amnesty” sarà Lorenzo Lepore da Roma, con il pezzo “Finalmente a casa”, una bellissima storia su un uomo che si è ritrovato per strada pur avendo avuto in precedenza una vita “normale” e che Lorenzo ha incontrato decine di volte durante la sua attività di volontariato.
Ad un altro gruppo di Roma il premio della critica: La Scelta (col prezioso featuring di Mirko Frezza) vincono con il brano “Ho guardato il cielo”.
Ai CombLove il premio del pubblico in una finale tiratissima che hai visto sul palco anche Rumba de Bodas e Adolfo Durante & Gabriele Morini.
Alla fine si corre, per non perdersi lo show di Carmen Consoli. La vincitrice ci regala quattro brani, voce e chitarra, acclamatissima dal grande pubblico presente in piazza.
Tutti a casa? Neanche per idea! Arrivano i Modena City Ramblers. Come se ce ne fosse bisogno, il gruppo invita i presenti ad alzarsi e ad andare a ballare sotto al palco. È l’apoteosi! Personalmente, dopo due anni e mezzo vissuti nel rispetto ossequioso e maniacale di ogni singola norma anti-covid, mi butto in transenna secca, circondato da centinaia di persone festanti e sovrastato da un’enorme ed ideale scritta sopra la mia testa, tipo fumetto. La scritta recita, più o meno: “MA SI, MA CHISSENEFREGA!”.
Si, chissenefrega. Mi ritrovo a pogare, dopo forse 15 anni, sotto ad un palco e sono felice così.
Il gran finale è con “Bella Ciao”, i MCR invitano a salire sul palco gli artisti che si sono esibiti prima e i volontari, per ballare e cantare assieme. È tutto bellissimo.
Guardo Martina che balla, Carmen abbracciata a Savino e Michele che finalmente sorride sereno e penso che la felicità della quale si parla tanto è tutta qui. Ora.
A mezzanotte qualcuno si ricorda che è il 25 e quindi il compleanno di Savino. Sono anni che festeggia qui ed io lo invidio un po’.
La serata, ora, è finita davvero.
Domani ci sarà tempo per ripensare a tutto, per mettere già in fila le prime idee sulla prossima edizione, per salutarci.
Domani ci saranno una sveglia, un’ultima colazione e poi un treno.
Ma tra un anno, questo è certo. Saremo tutti di nuovo qui.