Sempre più spesso chi prende posizione contro il suo governo rischia di essere processato e punito. Per questo motivo, Amnesty International lancia oggi “Write for rights”, la più grande campagna mondiale sui diritti umani.
Fino al 20 dicembre, centinaia di migliaia di sostenitori e simpatizzanti di Amnesty International invieranno lettere, mail, sms, fax e tweet per chiedere il rilascio di attivisti finiti in carcere per aver espresso pacificamente il loro dissenso, dare sostegno alle vittime di tortura e accendere i riflettori su ulteriori violazioni dei diritti umani.
“Sarà una campagna eccitante, globale ed efficace che vedrà coinvolte persone di tutte le estrazioni sociali” – ha dichiarato Salil Shetty, segretario generale di Amnesty International. “Quando centinaia di migliaia di persone dichiarano di stare dalla parte di un difensore dei diritti umani, l’impatto di questa scelta è profondo: dà a chi è ingiustamente in prigione la forza di andare avanti e, contemporaneamente, manda a dire agli oppressori che i loro crimini non resteranno segreti e che il mondo aspetta la loro prossima mossa. Ogni lettera, ogni mail, ogni firma che le autorità ricevono scalfisce una corazza che altrimenti sarebbe impenetrabile, fa vacillare il potere di chi commette violazioni dei diritti umani” – ha aggiunto Shetty.
Nell’edizione 2014 di “Write for rights”, centinaia di migliaia di persone di oltre 200 paesi e territori hanno inviato 3.245.565 messaggi in favore di 12 singole persone o collettività che stavano subendo violazioni dei diritti umani. In favore del blogger saudita Raif Badawi è stato inviato oltre un milione di messaggi.
Anche quest’anno #CORRICONME firma su www.amnestymaratona.it
Una campagna di successo
In Nigeria, il 28 maggio di quest’anno, Moses Akatugba è stato graziato e rilasciato dal braccio della morte dopo che il governatore dello stato del Delta del Niger, Emmanuel Uduaghan, aveva ricevuto oltre 800.000 appelli da Amnesty International. Moses Akatugba era stato condannato a morte per rapina a mano armata risultata nel furto di tre telefoni cellulari, un reato da lui sempre negato e “confessato” sotto tortura.
“Avevo 16 anni quando mi hanno arrestato, torturato e messo in cella. Poi mi hanno condannato a morte. Senza le migliaia di lettere in mio favore, non avrei mai ritrovato la libertà” – ha dichiarato Moses Akatugba.
La campagna “Write for Rights” del 2013 aveva favorito il rilascio di tre prigionieri di coscienza: Yorm Bopha, attivista per il diritto all’alloggio della Cambogia; Tun Aung, leader di comunità di Myanmar; e Vladimir Akimenkov, manifestante pacifico della Russia. Le autorità di questi tre paesi avevamo ricevuto centinaia di migliaia di lettere e petizioni da parte dei sostenitori di Amnesty International.
I casi del 2015
La campagna “Write for rights” 2015 chiede il rilascio di una serie di persone imprigionate o sotto processo, vittime di tortura o di sparizioni o a rischio di diventare “spose bambine”. I casi per i quali ci si può attivare in Italia sono:
Zulkiflee Anwar Ulhaque (detto “Zunar”), vignettista politico della Malesia: rischia una lunga pena detentiva a causa di tweet con cui ha criticato le autorità giudiziarie- Zulkiflee Anwar Ulhaque (detto “Zunar”), vignettista politico della Malesia: rischia una lunga pena detentiva a causa di tweet con cui ha criticato le autorità giudiziarie.
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Phyoe Phyoe Aung, la leader di uno dei principali movimenti studenteschi di Myanmar: in carcere dal 10 marzo 2015 per aver promosso proteste pacifiche.
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Maria, “sposa bambina” del Burkina Faso: a 13 anni è stata già promessa in sposa a un uomo di 70 anni, di cui diventerebbe la sesta moglie.
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Yecenia Armenta, Messico: in carcere dal luglio 2012 e sottoposta a stupro e altre forme di tortura perché confessasse di aver ordinato l’omicidio del marito.
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Rania Alabbasi, dentista di Damasco, la capitale della Siria: vittima di sparizione forzata ad opera del governo, insieme al marito e ai loro sei figli.
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